Via Vandelli, una grande opera del ‘700

Qualcuno dice che le grandi opere diano impulso all’ economia e allo sviluppo, non sempre è vero ai giorni nostri, ma nel caso della Via Vandelli costruita intorno alla metà del XVIII secolo nell’ allora Ducato di Modena c’è sicuramente del vero. Tutto è nato dalla volontà del Duca Francesco III d’ Este di collegare la città della Ghirlandina con il mar Tirreno.

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Far serpeggiare questa gigantesca serpentina di terra e pietra lungo le impervie e scoscese montagne dell’ Appennino fu impresa decisamente ardimentosa, e fu merito del brillante ingegnere Domenico Vandelli se riuscì. Si trattava della prima strada attrezzata con punti di sosta ed abbeveramento di cavalli: un prodromo delle moderne autostrade. Nonostante siano trascorsi due secoli e mezzo la strada è ancora in gran parte percorribile in mtb, a piedi e cavallo. Questo itinerario affronta un tratto molto suggestivo che attraversa la valle del Dragone partendo da una frazione di Lama Mocogno. Scorre affiancando le creste del Monte Cantiere e regalando un po’ di adrenalina scendendo dallo spettacolare crinale di Monte Sant’ Andrea (Alpe Sigola) con vista sul Cimone. Si ritorna sulla Via Vandelli ma per chi vuole continuare a macinare dislivello le possibilità non mancano nella imponente rete sentieristica (segnalata) del M. Cantiere.

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Ah, una curiosità! L’ ingegner Vandelli, per meglio studiare la morfologia dell’ impervio terreno, inventò quelle linee di livello altimetrico che portano ancora il suo nome: le isoibsae Vandelli, le stesse che ritroviamo ancora oggi su mappe e navigatori satellitari.

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