Marta Pastore Cannondale

Marta Pastore una passione per la MTB nata quasi per caso

La passione di Marta Pastore per le ruote grasse è iniziata quasi per caso, e non è nemmeno stato un amore a prima vista. Eppure pedalando ha imparato ad apprezzare le cose semplici come la voglia di faticare per ottenere dei risultati od il sostegno degli amici. Con pazienza ed umiltà è arrivata a gareggiare negli emisferi più alti ottenendo buoni piazzamenti a livello internazionale. E’ una ragazza capace di vedere cose positive dove altri vedono negativo: come il fatto di essere donna in un mondo prevalentemente maschile. Conosciamola meglio questa atleta del team Bike O’Clock Overmountain.

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Come hai iniziato la tua attività, in che cosa consiste e che livelli hai  raggiunto?

Ho iniziato ormai 11 anni fa, praticavo basket in una squadra
femminile locale, e a dire il vero non ero neanche molto portata, quando la
squadra si è sciolta mio papà ha spinto me e mia sorella a provare la mtb che lui praticava già da qualche anno. Non è stato amore a prima vista, era troppo faticosa per me, ma con il passare del tempo ho iniziato ad apprezzare proprio questo lato del ciclismo. Ho corso per l’ultimo anno da allieva iniziando a fare qualche garetta locale per poi affrontare i circuiti maggiori in Italia.
Nel 2008 ho ricevuto la prima convocazione dalla nazionale per i mondiali in
Val di Sole ed ho poi partecipato ai campionati europei in Olanda nel 2009 e
qualche prova di coppa del mondo.

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Come trovi la motivazione e come hai affrontato questo sport così prevalentemente maschile?

La motivazione per continuare a praticare questo sport la trovo ogni giorno
dalle piccole cose, dai miglioramenti che ogni anno riesco a fare, dal supporto che ricevo dai miei amici e genitori, dalla passione che ci mette il mio preparatore Edoardo Valsania per farmi arrivare al meglio alle gare. Sono tutte le persone che mi sono attorno che credono in quello che faccio e nell’impegno che ci metto che mi fanno capire che non devo mollare anche se è uno sport faticoso. E’ uno sport prevalentemente maschile ma questa cosa non mi ha mai disturbata, anzi, ho trovato con il tempo molti amici maschi in quest’ambiente e il numero di donne sta via via aumentando. Poi il lato positivo è che essendoci poche donne fa sempre un po’ scena quando racconto lo sport che faccio.

Qual’è stata la tua gara più emozionante?

La gara più emozionante penso sia stata la coppa del mondo in Val di Sole del 2013 quando ero Under 23, un sedicesimo posto che per me ha contato molto anche grazie alla presenza a sorpresa dei miei amici e di mia sorella.

Vivi la mountain bike anche al di fuori del contesto sportivo?

La mountainbike ormai è diventata parte integrante della mia vita, lo faccio per allenarmi e per divertirmi, di sicuro mi da più soddisfazione una domenica in un bike park piuttosto che una domenica al centro commerciale, e almeno risparmio.

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