Foto via Pixabay
Foto via Pixabay

Pubalgia: un problema complesso per gli sportivi meno esperti

Lo sport è una delle più grandi passioni per l’uomo. È una valvola di sfogo, un mutamento a livello fisico-mentale-ormonale, è vita! Ma lo sport non è esente da problematiche: abbiamo già visto quali possono essere i problemi più frequenti agli arti inferiori e le difficoltà che compartono le carenze di magnesio o quelle di ferro. Oggi continuiamo su questo filone e prendiamo in considerazione un’antipatica problematica che attanaglia soprattutto gli sportivi meno esperti. Si tratta della pubalgia: alcuni, erroneamente, credono che sia un problema prettamente femminile o legata al mondo del ciclismo. Ed invece no, ed oggi su Tripkly vi spieghiamo TUTTO al riguardo…

Foto via Pixabay
Foto via Pixabay

Cos’è la pubalgia?

La pubalgia o dolore pubico nasce da un sviluppo non equilibrato della muscolatura. E nella fattispecie di quella degli arti inferiori. Conosciuta anche come osteopatia dinamica del pube o sindrome dall’adduttore, si sviluppa a causa di uno squilibrio tra la muscolatura sviluppata della zona della coscia e delle gambe versus una zona meno allenata della parte superiore del tronco, quella addominale. Questo squilibrio comporta un dolore forte e persistente nella zona pubica.

Chi colpisce maggiormente e perché…

Ça va sense dir che quelli che vengono maggiormente colpiti dagli strascichi della pubalgia sono gli sportivi meno esperti, i cosiddetti amateurs. E soprattutto quegli sportivi come runner e calciatori che sviluppano maggiormente la parte inferiore del corpo, con sport che “sovraccaricano” soprattutto gli arti inferiori. E lo fanno, appunto, dimenticando di allenare tutto il corpo, dagli addominali alle braccia. Per “curare” la pubalgia i medici NON prescrivono il riposo, bensì un “riposo attivo”. Perché? Perché questo scissione tra una parte estremamente allenata e l’altra più “flaccida” porterebbe ad accenturare il dolore e la patologia.

Come curare la pubalgia?

Esiste una reale cura per la pubalgia? Diciamo che si tratta più che altro di prevenzione. Allenatori ma anche singoli sportivi, devono imparare tecniche adeguate ad evitare tale patologia. Innanzitutto imparando che tutto il corpo va allenato, in ogni singolo muscolo. Evitare eccessi nella zona degli arti inferiori, con stop violenti e corse repentine per esempio, e soprattutto concludere l’allenamento con una sessione di stretching. Anche la fisioterapia più aiutare in questi casi, con un corretto studio del paziente-sportivo, e un’accurato allenamento della zona pelvica ed addominale.

La chirurgia per la pubalgia: serve davvero?

La pubalgia in sé è molto complessa da curare, ecco perché diventa fondamentale la prevenzione. Se la pubalgia dovesse diventare cronica non c’è altra opzione che la chirurgia. L’operazione è relativamente semplice: si pratica una sutura del tendine della parte anteriore della muscolatura addominale e si sezione il tendine degli adduttori. In poche parole si pratica un rinforzo della parete addominale e si cerca di far scendere di qualche centimetro il tendine adduttore mediano del pube per evitare il dolore alla zona. L’operazione si svolge in anestesia locale e il paziente, in circa due settimane ma dipende dai casi, può tornare ad allenarsi. Sempre tenendo in considerazione quello che ci siamo detti prima, ovvero prenvenzione ed allenamento corretto.

Foto via Pixabay
Foto via Pixabay

Noi runner, insieme a pallavolisti e calciatori, siamo gli sportivi più soggetti a questo tipo di patologia. Ecco perché, accanto a lunghe passeggiate e corse, sarebbe buona abitudine quella di allenarci almeno una volta a settimana in palestra onde evitare spiacevoli problemi.

Salva