longarone cicloalpinismo cornice dolomitica

Longarone cicloalpinismo sopra il Piave, in una cornice dolomitica

Si tratta di un giro molto particolare. E’ innanzitutto sconsigliato a chi soffre di vertigini, o a chi non ama avventurarsi per qualche tratto con bici in spalla su sentieri stretti ed impervi. Per chi invece ama l’avventura ed i percorsi un po’ fuori dalle righe allora questo itinerario vi stupirà per la bellezza e per una buona dose di adrenalina.

La Valle del Piave

Anche il contesto è particolarmente suggestivo: sia sotto il profilo naturalistico che quello storico. La valle del Piave parla da sè (anzi mormora stando al ritornello).

Fiume sacro alla patria che con la sua piena nell’autunno del ’17 fermò l’avanzata austrotedesca partita da Caporetto. Ma è anche il lugubre scenario dove  nel 1963 si consumò una della più grandi tragedie dell’ Italia del dopoguerra.

E’ qui che la frana del Monte Toc colando nell’invaso del Vajont provocò una devastante esondazione. Quasi 2.000 furono le vittime di Longarone. Oggi sono sepolte nel cimitiero Vittime del Vajont raggiungibile con una breve deviazione dalla traccia.

Sul Vajont avevamo dedicato un itinerario specifico, stavolta il giro si svolge sulla sponda opposta attraversando la meravigliosa foresta di Cajada, incastonata in una splendida cornice dolomitica.

Vedi anche l’itinerario Un itinerario per ricordare il Vajont.

Da Faè in salita tra i boschi

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La partenza è dal parcheggio della stazione ferroviaria di Faè. La salita si svolge per i primi 7 km su asfalto con pendenze significative.

Lo scenario di gole, forre, dirupi e creste rocciose lascia senza parole. L’inizio dello sterrato coincide con scenari più agreste: prati e pascoli si alternano a vaste aree di fitto bosco.

Da qui la Repubblica di Venezia nel XV secolo ricavava i legni per le migliori navi, ed altrettanto fecero gli austriaci qualche secolo dopo fino all’avvento delle navi corazzate.

Discesa da Casera Becoli

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La scalata termina all’altezza di casera Becoli al km 12, dopo una serie di strappi piuttosto duri ma brevi che arrivano dopo aver superato un lungo falsopiano.

Il sentiero si fa in discesa, ma purtroppo il primo tratto è ciclabile solo in minima parte. Intorno al km 13 si può definitivamente tornare in sella e godersi una discesa favolosa con anche passaggi tecnici.

Se si vuole visitare il cimitero è sufficiente deviare all’ ultimo bivio a destra prima della fine del sentiero.

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